Nel giugno del 2022, il MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) ha pubblicato il Piano nazionale della Scienza Aperta (PNSA) che con il Piano per le Infrastrutture di ricerca (PNIR), completa l’insieme dei Piani nazionali richiamati dal Programma Nazionale per la Ricerca 2021-2027.
Il PNSA, attuazione del Decreto Ministeriale n. 268 del 28 febbraio 2022, è un documento di estrema rilevanza per il nostro Paese, perché pone le basi per la piena attuazione della “Scienza aperta” in Italia. Promuove e legittima la transizione verso un sistema di trattamento e analisi dei dati, aperto, trasparente ed equo, in linea con le più recenti tendenze europee. Assicurando un accesso aperto agli strumenti di produzione della ricerca, sostenendo l’open-source dei codici di calcolo e assicurando a tutti i ricercatori l’accesso ai servizi di calcolo, così da garantire la trasparenza dei processi, potenziare l’attività di ricerca, la verificabilità e l’integrità dei risultati, nonché la corretta comunicazione scientifica.
I dati e il libero accesso ad essi, sono la premessa necessaria per costruire reti di collaborazioni nazionali, internazionali e globali capaci di rispondere alle sfide, complesse, che ci attendono come Paese, Unione di Stati, Mondo.
La scienza aperta e la nascita dello European Open Science Cloud (EOSC) favoriranno l’evoluzione dello Spazio Europeo della ricerca a beneficio della civiltà della conoscenza, con l’obiettivo di massimizzare la fruizione delle scoperte scientifiche generate da risorse pubbliche, da parte dei ricercatori di tutte le discipline, degli operatori economici e sociali, e della cittadinanza in senso più ampio[I]. Tutto questo ha una valenza straordinaria in un’epoca, la nostra, in cui tutte le organizzazioni prendono oramai decisioni “guidate” dai dati.
Per la rilevanza che tutto ciò riveste per tutti noi e in particolar modo per coloro che lavorano su progetti scientifici, abbiamo chiesto a una volontaria del PMI Central Italy Branch Toscana –, Stefania Lombardi – esperta di “Open Science”, di aiutarci a comprendere meglio – attraverso degli articoli tematici – le implicazioni che questa trasformazione implica nelle sue innumerevoli sfaccettature. Iniziando proprio con il chiarirci la terminologia delle differenti definizioni.
La Redazione
[I] Fonte:https://www.mur.gov.it/it/news/lunedi-20062022/pubblicato-il-piano-nazionale-della-scienza-aperta
Abstract
In questo articolo, con l’aiuto di Wikipedia e di Creative Commons, chiariamo e un po’ di questioni terminologiche, relative alla scienza aperta nel suo complesso, alle licenze aperte e a come i dati dovrebbero essere. Ragionare sulle questioni terminologiche è il primo passo per poter affrontare determinate richieste che alcuni finanziatori fanno per gestire i progetti che finanziano. Comprendere la terminologia in primis e ragionare sulle richieste ci pone dinanzi alla domanda se siamo pronti per affrontare queste nuove sfide.
Articolo
Nei progetti di ricerca a finanziamento europeo c’è ora l’obbligo di fare “Scienza aperta”.
Cosa s’intende con questo termine?
Prendendo a prestito le parole di Jon Tennant[1], scomparso di recente, la scienza aperta è la scienza fatta bene; il contrario della scienza aperta non è la scienza chiusa ma la cattiva scienza.
Mettendo in comune gli articoli, i dati e tutti i prodotti della ricerca, non solo la ricerca sarà più veloce evitando le ripetizioni, ma sarà consentita un’equità globale perché coinvolgerà anche le nazioni le cui istituzioni non possono permettersi abbonamenti esorbitanti alle riviste scientifiche.
Ciò richiederà che non solo alcuni articoli scientifici siano ad accesso aperto, ma la totalità degli articoli, dei dati e dei prodotti.
Per comprendere di cosa stiamo parlando, occorre dissipare un po’ la questione terminologica.
Immaginiamo la classica immagine a grande ombrello che rappresenta la “Scienza aperta”.
Al suo interno tutto ciò che è in essa contenuta.

Scienza aperta:
“La “scienza aperta” open science è un approccio al processo scientifico basato su collaborazione, condivisione aperta e tempestiva dei risultati, modalità di diffusione della conoscenza basate su tecnologie digitali in rete e metodi trasparenti di validazione e valutazione dei prodotti della ricerca.
La scienza aperta accresce l’efficacia della collaborazione e la riproducibilità dei risultati della ricerca. Essa aumenta il potenziale collaborativo con la possibilità di accesso ai dati e loro riuso per nuove analisi, anche di tipo interdisciplinare, e per l’insegnamento scientifico, nonché la fruibilità del sapere scientifico, in modo trasparente, a beneficio della società[2]”
Open access:
“Per Open access all’informazione scientifica si intende la possibilità di reperire in rete le pubblicazioni scientifiche, i dati e ogni altro risultato della ricerca e dell’insegnamento scientifico, assieme ai metadati che li rendono fruibili, senza costi per l’utente e senza barriere giuridiche e tecniche[3]”.
Open data:
“I dati aperti, comunemente chiamati con il termine inglese open data anche nel contesto italiano, sono dati liberamente accessibili a tutti le cui eventuali restrizioni sono l’obbligo di citare la fonte o di mantenere la banca dati sempre aperta. L’open data si richiama alla più ampia disciplina dell’open government, cioè una dottrina in base alla quale la pubblica amministrazione dovrebbe essere aperta ai cittadini, tanto in termini di trasparenza quanto di partecipazione diretta al processo decisionale, anche attraverso il ricorso alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione; e ha alla base un’etica simile ad altri movimenti e comunità di sviluppo “open”, come l’open source, l’open access e l’open content. Nonostante la pratica e l’ideologia che caratterizzano i dati aperti siano da anni ben consolidate, con la locuzione “open data” si identifica una nuova accezione piuttosto recente e maggiormente legata a Internet come canale principale di diffusione dei dati stessi. Gli open data sono fondamentali per il data journalism, o giornalismo di precisione[4]”.
Open science data:
“Gli open science data sono un tipo di open data mirati a diffondere le argomentazioni e i risultati dell’attività scientifica in modo che possano essere analizzati e riutilizzati da chiunque. Benché l’idea di open science sia promossa già dagli anni 50, l’avvento di Internet ha significativamente abbassato i costi e il tempo necessari per diffondere e ottenere i dati[5]”.
Nel contesto di ricerca si chiamano comunemente “open data” gli “open science data”.
Quando apriamo i risultati della ricerca, non dobbiamo tralasciare la questione delle licenze. Vediamole assieme dalla più libera alla meno libera.

Attribuzione, con questa licenza siamo liberi di:
“Condividere — riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare questo materiale con qualsiasi mezzo e formato
Modificare — remixare, trasformare il materiale e basarti su di esso per le tue opere per qualsiasi fine, anche commerciale[6]”.

Attribuzione – Condividi allo stesso modo, on questa licenza siamo liberi di:
“Condividere — riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare questo materiale con qualsiasi mezzo e formato
Modificare — remixare, trasformare il materiale e basarti su di esso per le tue opere per qualsiasi fine, anche commerciale[7]”.
Rispetto alla prima cambiano le condizioni e ci dice, infatti che:
“Attribuzione — Devi riconoscere una menzione di paternità adeguata, fornire un link alla licenza e indicare se sono state effettuate delle modifiche. Puoi fare ciò in qualsiasi maniera ragionevole possibile, ma non con modalità tali da suggerire che il licenziante avalli te o il tuo utilizzo del materiale.
Stessa Licenza — Se remixi, trasformi il materiale o ti basi su di esso, devi distribuire i tuoi contributi con la stessa licenza del materiale originario.
Divieto di restrizioni aggiuntive — Non puoi applicare termini legali o misure tecnologiche che impongano ad altri soggetti dei vincoli giuridici su quanto la licenza consente loro di fare”.
Un esempio pratico è la citata Wikipedia che è passata dal primo tipo di licenza, al secondo tipo di licenza probabilmente perché chi condivideva materiale con licenze aperte, poi chiudeva lo stesso materiale con licenze chiuse sui propri canali, alterandone lo spirito originario.

Attribuzione – Non opere derivate, con questa licenza siamo liberi di:
“Condividere — riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare questo materiale con qualsiasi mezzo e formato per qualsiasi fine, anche commerciale[8]”.
Restringendo il raggio d’azione delle licenze, abbiamo ora anche maggiori condizioni rispetto alle prime due:
“Attribuzione — Devi riconoscere una menzione di paternità adeguata, fornire un link alla licenza e indicare se sono state effettuate delle modifiche. Puoi fare ciò in qualsiasi maniera ragionevole possibile, ma non con modalità tali da suggerire che il licenziante avalli te o il tuo utilizzo del materiale.
Non opere derivate — Se remixi, trasformi il materiale o ti basi su di esso, non puoi distribuire il materiale così modificato.
Divieto di restrizioni aggiuntive — Non puoi applicare termini legali o misure tecnologiche che impongano ad altri soggetti dei vincoli giuridici su quanto la licenza consente loro di fare”.

Attribuzione – Non commerciale. Con questa licenza siamo liberi di:
“Condividere — riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare questo materiale con qualsiasi mezzo e formato
Modificare — remixare, trasformare il materiale e basarti su di esso per le tue opere[9]”.
E dobbiamo, come sempre, stare attenti alle condizioni:
“Attribuzione — Devi riconoscere una menzione di paternità adeguata, fornire un link alla licenza e indicare se sono state effettuate delle modifiche. Puoi fare ciò in qualsiasi maniera ragionevole possibile, ma non con modalità tali da suggerire che il licenziante avalli te o il tuo utilizzo del materiale.
Non Commerciale — Non puoi utilizzare il materiale per scopi commerciali.
Divieto di restrizioni aggiuntive — Non puoi applicare termini legali o misure tecnologiche che impongano ad altri soggetti dei vincoli giuridici su quanto la licenza consente loro di fare”.
In modo man mano più restrittivo licenza “non commerciale” si può associare la licenza “condividi allo stesso modo”, oppure “non opere derivate”.
La questione terminologica è importante perché quando parliamo di dati, ci può capitare di vedere una licenza che non è più CC BY ma CC0.
Con la licenza CC0 abbiamo tutto ciò che è nel pubblico dominio.
Un’opera che è nel pubblico dominio è tornata al suo stato “naturale”, ed è un presupposto molto diverso dall’applicare una qualsiasi licenza CC BY, più o meno restrittiva, che utilizziamo per l’accesso aperto.
Qualcuno potrebbe obiettare, e giustamente, sulla questione dei dati sensibili, certo. Ma la risposta, infatti, è che i dati non devono essere necessariamente aperti o tutti aperti.
Come sostiene Carlos Moedas (past Commissioner for Research, Innovation and Science), i dati devono essere “as open as possible, as closed as necessary” (tanto aperti quanto più è possibile e tanto chiusi quanto più è necessario).
La Commissione europea si adopera per diffondere le pratiche di una corretta gestione dei dati della ricerca, nel rispetto dei principi FAIR (findable/reperibili, accessible/accessibili, interoperable/interoperabili and/e reusable/riutilizzabili), tramite un Data Management Plan che è anche un deliverable di progetto[10].
I dati devono essere FAIR ma non è detto che i dati FAIR siano aperti, possono esserlo come non esserlo, nel rispetto del principio citato da Moedas.
Servono project manager sempre più preparati, sebbene a volte possano sentirsi dei “manager per caso”, come loro condizione esistenziale che nulla ha a che vedere con le proprie competenze e i propri studi[11].
Chiarite le questioni terminologiche, dobbiamo ora chiederci se siamo davvero pronti a fare scienza aperta?
Ricordiamo che se un progetto si basa su ricerche che derivano da uno o più finanziamenti, non vanno ignorate le regole del finanziamento a percentuale più elevata.
E se nei progetti a finanziamento europeo la scienza aperta che, ricordiamo, è la scienza fatta bene, è un obbligo, gli articoli scientifici che ne derivano dovranno essere garantiti ad accesso aperto.
La scienza aperta è trasparenza, ed è anche cura e, per questo, abbiamo scelto l’immagine seguente[12]:

Dobbiamo, difatti, interrogarci su una questione che si trova a monte di ogni considerazione sulla “Scienza aperta”. Essere o meno pronti per fare “Scienza aperta” significa rispondere con serietà e franchezza alla vera domanda che sottende ad ogni ragionamento: siamo realmente pronti a questo tipo di cambiamento e a questo tipo di progetti? Ma questo sarà il tema che approfondiremo in un prossimo articolo.
Per chi volesse saperne di più sul tema, si rimanda a questo video di approfondimento, curato dalla stessa autrice:
[1] Per chi volesse approfondire la figura di Jon Tennant, può leggere questo comunicato relativo alla sua prematura scomparsa: https://www.egu.eu/news/646/obituary-jonathan-tennant-1988-2020/
[2] Da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Scienza_aperta, visitato il 28/02/2023.
[3] Da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Scienza_aperta, visitato il 28/02/2023.
[4] Da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Dati_aperti, visitato il 28/02/2023.
[5] Da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Open_science_data, visitato il 28/02/2023.
[6] Da https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/deed.it, visitato il 28/02/2023.
[7] Da https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/deed.it, visitato il 28/02/2023.
[8] Da https://creativecommons.org/licenses/by-nd/4.0/deed.it, visitato il 28/02/2023.
[9] Da https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/deed.it, visitato il 28/02/2023. [10] Per completezza di info rimando a un mio articolo sul sito web Management Talks (https://www.managementtalks.it/) dal titolo “Nei progetti finanziati in HE (e non solo) la Open Science come MUST: un’opportunità percepita come vincolo”: https://www.managementtalks.it/2021/12/28/nei-progetti-finanziati-in-he-e-non-solo-la-open-science-come-must-unopportunita-percepita-come-vincolo/
[11] Ogni manager e ogni project manager dovrebbe conoscere il libro “Manager per caso. Guida alla sopravvivenza in azienda” di Angela Deganis per Morellini Editore, 2022. Nelle varie tipologie di manager descritte potremmo ritrovare noi stessi, i nostri amici e/o i nostri colleghi con tutti i loro tic e le loro idiosincrasie. Muovendosi tra varie citazioni colte, nerd e scanzonate, è un libro che fa sorridere e riflettere al contempo.
[12] Si può trovare la nuova proposta infografica a questo link: https://doi.org/10.5281/zenodo.6823016